
“Sapevo che non era molto sensato riporre alcun tipo di fiducia negli oggetti e che non appena ci abituiamo alla presenza silenziosa di una cosa, questa si rompe o sparisce. Anche i legami con le persone che mi circondavano erano segnati da questi due modi della temporaneità: rompersi o sparire.”
Una giovane donna vive a Città del Messico con due figli piccoli e un marito che forse la tradisce. Tra giocattoli dimenticati e calzini scompagnati, si sente mancare l’aria e inizia a scrivere “un romanzo silenzioso per non svegliare i bambini” in cui rievoca la sua giovinezza a New York, la vita spensierata e libera di quando si ubriacava di poesia e frequentava uomini eccentrici. Dalla sua penna però emerge con forza anche la figura di un poeta conosciuto tra gli scaffali della biblioteca dell’università, un artista romantico che ha sfiorato García Lorca, tradotto Emily Dickinson e applaudito Duke Ellington nei bar fumosi di Manhattan. Le presenze del passato come ombre sfuggenti s’incontrano e si spiano in un mondo all’apparenza sospeso mentre una domanda s’insinua: quante vite e quante morti ci sono in una sola esistenza?
C’è in queste pagine, nella loro maestosa ironia, qualcosa che ricorda Saul Bellow e, soprattutto, il padre della nouvelle vague latina, Roberto Bolaño. – Livres Hebdo
- Il Venerdì - Anna Lombardi 09/03/2012
- Flair - Valentina Pigmei 08/03/2012
- La Repubblica - Tiziana Lo Porto 20/03/2012
- Internazionale - Jorgelina Nuñez
- Il Manifesto - Francesca Lazzarato 11/04/2012
- Marie Claire - Marta Cervino 23/02/2012
- Rolling Stone - Fabio Donalisio 02/03/2012
- Il Sole 24 Ore - Chiara Valerio 18/06/2012
- Corriere Fiorentino - Vanni Santoni 24/06/2016
- La Repubblica - Antonio Monda 22/11/2015