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libro  16,90

ebook  10,99

Corpi mobili


Quando sono tornata in Francia il viaggio mi è sembrato ancora più lungo che all’andata. È stato favoloso anche perché seguivamo il sole al tramonto, che illuminava senza sosta i finestrini. Qualcosa di cui non potevamo liberarci, come se volassimo sul posto. È ciò che significa lasciare un paese nel quale si è vissuto e che è stato terra d’adozione, senza nemmeno formularlo in questo modo, ed è proprio questo il problema.

Corpi mobili è un memoir dalla straordinaria forza evocativa in cui Jane Sautière racconta della sua adolescenza a Phnom Penh, dove ha vissuto insieme alla famiglia, dal luglio del 1967 al luglio del 1970.
A scatenare i ricordi è un problema agli occhi, la comparsa dei corpi mobili, una sorta di ombre, di forme fugaci, di piccoli detriti che si muovono sulla retina e che divengono potente metafora delle persone che hanno fatto parte della vita dell’autrice: i genitori, i fratelli morti prima della sua nascita, i primi amori, fino alle vittime del genocidio degli khmer rossi. Ma anche delle sensazioni provate in quegli anni, i frutti esotici, il caldo, le strade della città, la fauna e le piante locali. Volti ed esistenze evocati nel tentativo di strapparli all’oblio e restituirli alla memoria.
Un libro denso di colori, odori, sapori, in cui la storia personale incontra quella collettiva e la riflessione si fa a un tempo individuale e universale, lirica e pulsante di vita.

Una narrazione permeata dalla vita: la vita che ci sforziamo di riconquistare, che si afferma nello sforzo di recuperare e organizzare frammenti di noi stessi, degli altri, del mondo.
– Diacritik
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