
Mónica ci ha fatto varie domande:
«Li avete mai visti quei buchi neri? Dove si trova quella dimensione? Perché Pinochet dovrebbe dare la caccia a voi?»
Julia le ha mostrato il libro in cui avevamo visto i buchi neri che portavano via i conigli, poi le abbiamo fatto dei disegni per spiegarle che era una dimensione sconosciuta e che potevi entrarci solo con una radio speciale che aveva un segnale talmente potente da oltrepassare il sole. Le abbiamo detto che tutte le persone sparite dalla terra erano lì e che avevano tentato diversi esperimenti per tornare alle loro case, ma non ci erano mai riuscite.
In una casa isolata nella foresta cilena, due sorelle vivono in clandestinità con i genitori, mentre il mondo attorno a loro si scontra con la dittatura. Non vanno a scuola, non possono ricevere visite, non devono farsi notare. Sanno che il silenzio è una regola, che ogni traccia va nascosta, che le mappe servono a fuggire. Ma tutto questo Ana – la più piccola – e Julia, la più grande, non lo capiscono appieno. O forse sì, ma non con le parole degli adulti. Per loro, il mondo prende forma attraverso il gioco, il disegno, la musica, le luci delle lucciole o le ombre lanciate da un’aquila spaventosa e occhialuta. Mambo è il romanzo di un’infanzia in fuga, in cui l’immaginazione diventa l’unico modo per sopravvivere alla paura: un piccolo gioiello che affronta i traumi del passato da una prospettiva obliqua, lirica, luminosa.
Una voce che si immerge nell’infanzia e restituisce uno sguardo attraversato dall’orrore della dittatura. Ma la bellezza di Mambo risiede nel fatto che la protagonista non sembra mai perdere la propria innocenza: continua a essere bambina in un mondo sospeso, come nelle fiabe.
— Celinda Tapia Solar, Revista Santiago