La parola al curatore: cinque domande a Giorgio de Marchis su “Lezioni italiane”

 

Lezioni italiane ci regala un punto di vista personale e inedito su José Saramago e sul suo rapporto con la scrittura, la Storia e la politica.

Abbiamo fatto cinque domande a Giorgio de Marchis, curatore del volume, per scoprire in anteprima di che si tratta.

 

Com’è nata l’idea delle Lezioni italiane?

Lezioni italiane nasce dal desiderio di riunire in un unico volume le interessantissime conferenze tenute in Italia da José Saramago, così da consentire ai suoi tanti lettori italiani di scoprire e apprezzare testi fondamentali per la comprensione della poetica e per la conoscenza di uno straordinario romanziere.

 

Cosa ci dicono le Lezioni italiane del legame di José Saramago con l’Italia?

Le Lezioni italiane ci confermano il profondo legame estetico e affettivo che Saramago ha stabilito con l’Italia sin dal suo primo viaggio nel 1970. Un amore più volte dichiarato per l’arte italiana che, a mio avviso, ha portato l’autore di Memoriale del Convento e Cecità a tenere proprio nel nostro Paese le conferenze più interessanti, quelle in cui ha sentito l’esigenza di indagare e chiarire il senso della sua scrittura.

 

A chi sono rivolte le Lezioni italiane?

Le Lezioni italiane sono rivolte a tutti i lettori di Saramago. A chi già lo conosce approfonditamente ma anche a chi vuole avvicinarsi e magari desidera conoscere meglio uno dei più grandi scrittori contemporanei. Se proprio dovessi definire il libro direi che è una porta d’accesso privilegiata alla sua opera. Anzi, una porta d’affetto.

 

In Lezioni italiane Saramago racconta una serie di curiosità e dietro le quinte sulla genesi delle proprie opere. Che rapporto c’è tra le Lezioni e la produzione narrativa dell’autore?

C’è un rapporto strettissimo, perché Saramago si è costantemente interrogato sulla propria opera e sul romanzo, inteso come macchina narrativa ma soprattutto come strumento di conoscenza, come mezzo per esplorare la condizione umana e il rapporto tra arte, storia e potere. È proprio nelle conferenze che Saramago ha presentato ai lettori le sue idee sulla letteratura ma anche le sue inquietudini e le preoccupazioni che lo hanno portato a scrivere i suoi libri.

 

Quale di questi testi hai amato di più e perché?

È una domanda difficile. Credo che quasi tutte queste conferenze abbiano il pregio di dialogare tra loro, sollevando questioni e interrogativi su cui Saramago non ha mai smesso di riflettere. Se proprio devo scegliere un testo, allora direi Dal canto al romanzo, dal romanzo al canto, perché qui lo scrittore esprime poeticamente la sua visione “eroica” del romanzo come strumento di conoscenza.

 

IL LIBRO:

José Saramago, Lezioni italiane, a cura di Giorgio de Marchis.

Dall’8 novembre in libreria

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